The Pale Blue Eye

The Pale Blue Eye: Edgar Allan Poe o Allan Pop?

Su Netflix il nuovo film ispirato alla vita di Edgar Allan Poe. Un Poe sempre più Pop dopo le citazioni di Mercoledì

 

The Pale Blue Eye, I delitti di West Point in italiano, è il nuovo giallo in costume di Netflix. Protagonista Christian Bale, investigatore chiamato a risolvere una serie di orribili delitti all’Accademia militare di West Point. Investigatore che per sbrogliare la matassa dovrà chiedere ausilio a un illustre cadetto dell’Accademia, un giovanissimo Edgar Allan Poe non ancora poeta e scrittore.

 

Un film dalle ammalianti atmosfere gotiche e macabre, un cast eccezionale con grandi nomi anche nei piccoli ruoli, e un paio di ottimi colpi di scena. Ma che nelle sue indubbie qualità tecniche, alla fine non convince del tutto. E più che un omaggio al grande Edgar Allan Poe, sembra solo una fantasticheria gotica molto Pop, come l’Edgar Allan che fa da sfondo alle avventure di Mercoledì.

 

Poe a Westpoint, un frammento di realtà

 

La prima premessa da fare per accostarsi a The Pale Blue Eye – I delitti di West Point è che Edgar Allan Poe fu effettivamente cadetto a West Point, l’accademia militare statunitense. E Poe fu un cadetto con una certa esperienza, essendo entrato nell’esercito come soldato nel 1827 e arrivando al grado di sergente maggiore. Dopo essersi congedato nel 1829, riuscì a entrare a West Point nel luglio 1830, ma sarà a sua volta congedato per negligenza nel febbraio 1831.

 

Il Poe di Manning e l’investigatore Landor di Bale

 

Proprio in questo frangente, una manciata di mesi, lo scrittore Louis Bayard ambienta il suo romanzo The Pale Blue Eye pubblicato nel 2003 che ottenne all’epoca una nomination per i premi Edgar Allan Poe Awards e Crime Writers’ Association Daggers. Ed è dal romanzo che il regista e sceneggiatore Scott Cooper trae l’omonimo film.

 

Scott Cooper, Christian Bale & Masanobu Takayanagi una premiata ditta

 

Il progetto dietro The Pale Blue Eye – I delitti di West Point vede un ensemble ben rodato. Il regista Scott Cooper ha già direto Bale in altri due film, Il fuoco della vendetta – Out of the Furnace, 2013 e Hostiles – Ostili, 2017. Entrambi i film vedono Cooper anche alla sceneggiatura e Masanobu Takayanagi come direttore della fotografia. Il terzetto Cooper, Bale e Takayanagi si riunisce proprio per il progetto tratto dal romanzo di Bayard, a cinque anni di distanza dal Western Hostile, film che pur ricevendo buone critiche aveva fallito al botteghino.

 

Ai costumi, altro elemento determinante del film, Kasia Walicka-Maimone, che aveva curato sia Moonrise Kingdom di Wes Anderson del 2012, che la recente serie televisiva The Gilded Age, realizzata dall’autore di Downton Abbey.

 

The Pale Blue Eye

L’investigatore Landor circondato dai cadetti (qui le uniformi sembrano decisamente più blu)

 

E Walicka-Maimone sembra per The Pale Blue Eye, riprendere la filosofia dei costumi di The Gilded Age: un pizzico di filologia e parecchia fantasia ma senza stravolgere troppo l’ambientazione. Come la scelta delle uniformi dei cadetti di West Point, in cui il “pale blue” prende il sopravvento sul grigio tradizionale.

 

Da sempre a West Point si è vestito il grigio per le uniformi, e l’insieme dei cadetti è da sempre definito la lunga linea grigia”. Locuzione che da anche il titolo all’omonimo film di John Ford del 1955. Certo è un grigio che vira verso verso il blu. Ma nel film The Pale Blue Eye, dove la fotografia vira decisamente verso il blu già di suo, l’elemento blu-azzurro delle uniformi è ulteriormente enfatizzato.

 

Una combinazione cromatica che da ulteriore fascino al film.

 

Come sarebbero apparse realmente le uniformi di West Point all’epoca della vicenda. Illustrazione di Fre derick T.Chapman dal volume Frederick P.Todd, Cadet Gray – A Pictorial History of life at West Point as seen through its uniforms, Sterling Publishing, New York, 1955

 

Harry Melling, ovvero “Che fine ha fatto Dudley Dursley”?

 

Se Christian Bale, i costumi della Walicka-Maimone e la fotografia di Takayanagi sono le fondamenta di un film in grado di catturare l’occhio dello spettatore, manca un ultimo elemento per la perfezione. Prevedendo Edgar Allan Poe come coprotagonista, richiede un’interprete di assoluto livello per il poeta e scrittore. Cooper lo trova nell’attore britannico Harry Melling, un nome ignoto ai più ma “una faccia” che tutti conoscono. Di recente si è visto ne La Regina degli Scacchi, la serie Netflix con protagonista Anya Taylor-Joy, dove interpreta Harry Beltik, il campione locale del Kentucky, prima rivale e poi amico della protagonista. Ma il suo ruolo più “celebre” risale a quando era solo un ragazzino, è quello di Dudley Dursley, il viziatissimo cugino di Harry Potter.

 

Un giovanissimo Harry Melling nei panni del detestabile/amabile cugino di Harry Potter

 

Il ruolo di Edgar Allan Poe in The Pale Blue Eye riscatta ampiamente Melling del detestabile Dudley. Anche perché, al netto di Bale, è proprio grazie all’ispirata interpretazione di Poe che da Manning nel film che The Pale Blue Eye riesce ad appassionare lo spettatore. Su una trama gialla, che come vedremo, pur con un paio di buoni colpi di scena, non è così convincente.

 

The Pale Blue Eye, comprimari di livello

 

Altro elemento che rende affascinante il film di Cooper ambientato nella nevosa West Point tutta virata al blu è il fatto che gran parte dei comprimari siano interpretati da attori di prim’ordine. Non si vedeva una cast così imponente per personaggi che recitano solo in un paio di scene dai tempi del The Aviator di Martin Scorsese.

 

Gillian Anderson e Toby Jones, i signori Marquis

 

Charlotte Gainsbourg è Patsy, la locandiera per il quale il protagonista Bale ha più di un interesse. Timothy Spall è il sovrintendente di West Point Sylvanus Thayer, altro personaggio realmente esistito assieme al futuro generale Ethan A. Hitchcock interpretato da Simon McBurney (E no, il nome Hitchcock non è un omaggio al grande Alfred come si potrebbe pensare).

 

Robert Duvall è Jean-Pepe, accademico appassionato di occulto. Toby Jones il medico di West Point, sposato a Gillian Anderson. Loro figlia Lea è interpretata da Lucy Boynton, altra attrice britannica celebre per il ruolo di Mary Austin in Bohemian Rhapsody, 2018.

 

E sebbene Bale si faccia sempre valere per l’interpretazione del suo investigatore Augustus Landor, alla fine forse risulta un po’ schiacciato nel suo ruolo da “cavaliere oscuro” ante-litteram, e risultano quasi più interessanti i comprimari, specialmente i membri della famiglia Marquis. Senza dimenticare l’impeccabile Poe di Manning.

 

Un cuore rivelatore, ma non troppo

 

La trama vede l’Accademia di West Point colpita dall’omicidio di uno dei suoi cadetti, trovato impiccato. Ma quel che è più grave, e che richiede un investigatore come Landor, è che dal cadavere della vittima sia stato espiantato il cuore. I responsabili dell’Accademia sono costretti a malincuore a chiamare a indagare sull’omicidio l’investigatore Landor di Christian Bale. Il classico poliziotto indurito del noir e dell’hard-boiled a stelle e strisce. Quasi alcolizzato e con una storia tragica, o forse un’oscuro segreto, alle spalle. Cliché immancabile anche il fatto che tra l’investigatore e l’Accademia di West Point non corra buon sangue.

 

A “rivoluzionare” l’indagine è uno dei cadetti che si offre di aiutare l’investigatore. Perché, dice, è un tipo di mistero che può essere risolto solo da un poeta. Ovviamente il cadetto è Edgar Allan Poe.

 

Inevitabile, vista la sparizione del cuore della vittima, non pensare a uno dei classici di Edgar Allan Poe: Il cuore rivelatore. E anche il titolo si ispira a una delle frasi dell’inizio del racconto. Gli occhi azzurro pallidi del titolo sono proprio «Uno dei suoi occhi somigliava a quello d’un avvoltoio: un occhio azzurro pallido, color del cielo, coperto da una finissima pellicola.» de Il cuore rivelatore.

 

Ma l’omaggio all’opera di Poe, purtroppo, finisce qui.

 

Il caso The Raven, 2012

 

Certo assisteremo Edgar Allan Poe declamare versi alla Lia Marquis e scopriremo presto che Lia Marquis è gravemente malata. Malata come molti delle grandi creazioni femminili di Poe, potremmo pensare al racconto Ligeia o alla poesia Lenore. Ma i versi che Poe recita a Lia, versi che si concludono proprio soffermandosi sul “pale blue eye” del titolo sono apocrifi. Non provengono né da Il Corvo, come ipotizzato da molti, né da Lenore nonostante venga evocato quel nome nella poesia “apocrifa”.

 

La Lia Marquis di Lucy Boynton con Manning

 

Del Poe poeta e scrittore si intravede ben poco.  The Pale Blue Eye nella sua costruzione pare del tutto disinteressato a fornire un’approccio filologico alla figura di Edgar Allan Poe interpretata da Manning. Mancano anche i fanservice, gli inevitabili ammiccamenti che ci si aspetterebbe da un film che chiama a indagare un pezzo da Novanta del Mistero, del Macabro e del Gotico come Edgar Allan Poe.

 

L’approccio di Scott Cooper è antitetico a quella che era stata un’operazione simile tentata dieci anni prima con il film The Raven del 2012. Anche questo film muove da un “frammento” della vita vera di Edgar Allan Poe, gli ultimi giorni della sua vita. Poe fu ritrovato vagare in stato confusionale, probabilmente per un’intossicazione, morendo pochi giorni dopo. E prima di spirare avrebbe invocato il nome di “Reynolds”.  Nel film The Raven la morte di Poe diventa l’epilogo di una sfida a due tra Edgar Allan Poe, intepretato da John Cusack, e un misterioso serial killer, Reynolds, che uccide ispirandosi alle opere di Poe.

 

L’Edgar Allan Poe di John Cusack in The Raven, 2012

 

The Raven è un film di puro intrattenimento: un Cusack comunque calato nel ruolo, un serial killer  macchinoso, ma che comunque realizza un divertente bignami dell’opera di Poe. Divertissment senza pretese, ma almeno The Raven racconta e trasmette una certa passione per il mito di e l’opera di Poe.

 

Auguste Dupin E Allan Poe

 

The Raven era intrattenimento grossolano. Si spingeva sull’elemento granguignolesco dell’opera di Poe, e poco sull’elemento “logico deduttivo” dell’indagine. The Pale Blue Eye sembrerebbe più un giallo investigativo, ma finisce col cozzare contro una delle creazioni di Edgar Allan Poe, quella dell’investigatore moderno.

 

Il moderno detective non nasce con lo Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, bensì con l’Auguste Dupin di Edgar Allan Poe, detective che compare per la prima volte ne I delitti della Rue Morgue per tornare nei successivi Il mistero di Marie Roget e La lettera rubata. 

È con Dupin che nasce quello che Poe definisce il “processo di raziocinio” e che diventerà la logica deduttiva di Sherlock Holmes.

 

È Edgar Allan Poe che getta le basi per Sherlock Holmes e Hercule Poirot.

L’elemento Dupin e la logica investigativa deduttiva, di raziocinio (per dirla alla Poe) sono praticamente assenti in The Pale Blue Eyes. Un film dove Poe è “solo” un apprendista “poeta maledetto”. Ma non l’investitore del detective moderno.

 

The Pale Blue Eye un giallo che procede di inerzia

 

L’elemento investigativo di The Pale Blue Eye – I delitti di West Point si riduce a un procedere per inerzia. Presto o tardi Landor o Poe incapperanno negli elementi che porteranno alla duplice risoluzione del caso. E il pur mirabile Poe di Manning, si riduce a qualche ispirata intuizione da “poeta maledetto & innamorato”. Il “raziocinio” del Poe scrittore manca totalmente. Si perdoni la battuta, ma dal punto di vista narrativo in The Pale Blue Eye ci poteva essere come coprotagonista un qualunque altro poeta maledetto, Charles Baudelaire, ad esempio. Anche la fisicità di Manning potrebbe funzionare benissimo per interpretare un giovane Baudelaire. A parte West Point e il nome e la somiglianza di Manning non c’è null’altro che agganci l’Edgar Allan Poe del film con l’uomo e scrittore Allan Poe.

 

The Pale Blue Eye

Il Jean-Pepe di Duvall, l’esperto di occulto

 

Al netto dell’impegno di Manning, narrativamente, il co-protagonista di The Pale Blue Eye è un semplice “poeta maledetto del periodo”.

 

Sarà mica colpa del “fandom tossico”?

 

Ma il problema di The Pale Blue Eye non sono i “fan filologici” o “fandom tossico che dir si voglia e che si diverte a ironizzare sul maledettismo del poeta di turno. Il fatto è che non solo c’è poco del vero Poe (a parte l’interpretazione di Manning, ribadiamo), ma lo stesso mistero è fiacco.

Non scatta la molla del “chi sarà stato?” E anche la pista satanica prende subito il sopravvento. E pur se Cooper riesce a garantire un paio di colpi di scena ben assestati, le due ore e 8 minuti di durata si iniziano a far a sentirsi dopo il primo disvelamento.

 

The Pale Blue Eye, per quanto affascinante possa essere la confezione, costumi e fotografia, alla fine arranca. Nonostante l’interesse che può suscitare un cast di assoluto livello. E per quanto possa stupire e divertire il

primo colpo di scena

Tutta la famiglia Marquis è coinvolta nell’invocazione diabolica con al centro il cuore scomparso. Vediamo La giovane Lia salmodiare le invocazioni diaboliche in latino e il fratello pronto a sacrificare Edgar Allan Poe.

[riduci]

O quanto possa innalzare il livello dello schema giallo il

secondo colpo di scena

ovvero che è proprio l’investigatore August Landor l’autore dei due omicidi per vendetta nei confronti della violenza alla figlia. I Marquis si erano limitati a “cogliere l’opportunità di un cuore disponibile” e a considerare l’omicidio di Poe.

[riduci]

, resta il fatto che è pur sempre un’opera con un co-protagonista celebre, Edgar Allan Poe. Inevitabile che per rispettare il “realismo” di una simile operazione, vedranno decadere tutte le implicazioni legate a Poe.

 

Un esercizio di stile?

 

Si resta affascinati, ma la sensazione di fondo è che il film di Cooper sia stato “solo” un riuscitissimo esercizio di stile, che funziona più per l’abilità di Walicka-Maimone, Takayanagi e Manning che danno spessore e fascino al film.

 

Visto il film manca il desiderio di rivederlo per apprezzarne l’eventuale perfetto meccanismo a orologeria della narrazione. Perché purtroppo non c’è. L’unico desiderio di una seconda visione scaturisce dal lasciarsi catturare nuovamente dalle atmosfere e dai colori di quella West Point filtrata dalle menti di Walicka-Maimone e Takayanagi.

 

Conclusone

 

Mercoledì al cospetto della statua di Edgar Allan Poe alla Nevermore Academy (Netflix)

 

Edgar Allan Poe (nonostante Manning, non ci stanchiamo di ripeterlo) resta solo un bel pretesto. Come l’Edgar Allan Poe il più “illustre studente” della Nevermore Academy di MercoledìLì era un Edgar Allan Poe ridotto a statua con l’immancabile corvo e il torneo scolastico a lui dedicato. Solo un Edgar Allan Pop pretesto credibile in una serie ben costruita, ma senza troppe pretese. Lì si omaggiava Poe per omaggiare un immaginario di cui è figlia anche la famiglia Addams di Charles Addams.

 

In The Pale Blue Eye, resta il fascino di quell’immaginario gotico e macabro alla Poe. La Lia Marquis di Lucy Boynton è una perfetta donna alla Poe, nel senso di evanescente e malata. Ma per quanto sia stata abile la Boynton nel renderla coerente con Poe, è forse il solo elemento che restituisce l’idea di immaginario di Poe. Un Poe per il resto ridotto a icona pop, non diversamente dalla statua alla Nevermore Academy, o alla costruzione del film The Raven.

 

The Pale Blue Eye pur risultano un film molto più colto e elevato della serie TV di Tim Burton e del film del 2012, nei confronti di come viene affrontato il poeta e scrittore Edgar Allan Poe non c’è molta differenza.

 

Ma c’è da dire che anche quando Edgar Allan Poe diventa un semplice “Allan Pop” se le atmosfere sono come quelle di The Pale Blue Eye c’è sempre da divertirsi. ★★★★

1 commento

  • Alex Pac-Man
    23 Gennaio 2023

    Personalmente l’ho trovato una buona trasposizione cinematografica, oltre che un buon fillm giallo-horror. I conflitti dei personaggi sono ben delineati, assassino incluso, e ci sono abbastanza elementi su cui riflettere riguardo chi sia il possibile colpevole. Le atmosfere sono ben riuscite e il colpo di scena finale non è affatto scontato. Anzi, sorprende. Valutando che i film di genere giallo di rado riescono a essere trasposizioni decenti rispetto ai romanzi, dove i lettori hanno molto più tempo per soffermarsi sugli indizi sparsi lungo la narrazione, trovo The Pale Blue Eye un buon film.

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